lunedì 2 novembre 2009

Il Male Antico trasloca

Le cronache delle imprese dei Nostri contro il Male Antico passano qui

lunedì 12 ottobre 2009

Male #30: La Follia di Khursos

Seguendo l'urlo di Afia il gruppo supera alcuni ruderi fino a trovare le due fila di pali piantati a terra. Da ogni palo pendono quattro o cinque catene e una quarantina di uomini vi è imprigionata. Due hobgoblin, un behemoth e un hobgoblin stregone fanno loro la guardia. Afia giace a terra, ai piedi di uno degli hobgoblin, mentre alcuni dei prigionieri più vicini, indignati e coraggiosi, cercano di scagliarsi contro i loro carcerieri, impediti però dalle corte catene.

Ma i nostri non sono impediti da nulla, e tosto la pugna ha inizio. Khursos si pianta ben saldo sulle zampe e attende la carica del behemoth, mentre grida a Thomàs di non far avvicinare lo stregone. Thomàs ha già l'arco pronto e scocca proprio in direzione dell'hobgoblin, ferendolo. Frattando Adrian gira largo e tenta di raggiungere Afia. E Geov? Nella fretta i compagni si accorgono che non è con loro, probabilmente è rimasto indietro, ma non è questo il momento per cercarlo.

Il behemoth e i due hobgoblin si lanciano su Khursos che, aiutato anche da Kraintz la minotaura, non fatica a tenerli a bada. Con una sensazionale mossa il condottiero afferra per il possente collo il behemoth e, con mossa secca, lo getta a terra. La bestia cade con fragore e la sua stessa mole gli rende difficile rialzarsi e contrattaccare.

Intanto Adrian raggiunge Afia e le presta le prime cure. La donna riprende conoscenza e Adrian, dopo aver speso parole di conforto anche per i prigionieri, torna ad occuparsi della battaglia evocando l'aiuto divino.

Thomàs risponde bene agli ordini e impedisce allo stregone di avvicinarsi abbastanza per eseguire i suoi malefici: l'hobgoblin morirà a diversi metri dal ranger, trafitto da molte frecce.

La battaglia volge al termine. Kraintz viene colpita più volte dai due hobgoblin ma infligge a sua volte dure ferite. Il behemoth non riesce ad essere pericoloso e deve cedere ai colpi di Khursos e Thomàs. Una volta abbattuta la bestia, finire i due soldati umanoidi è poco più che un esercizio accademico.

I prigionieri vengono liberati. Sono gli uomini di Rivarossa, catturati due sere prima in occasione della caduta del loro villaggio per mano dell'armata goblin di un drow e venduti poi agli hobgoblin. A Rivarossa hanno lasciato le loro case e le loro donne, e la disperazione, unita a fame e sofferenze, regna sovrana. Adrian cerca di consolarli come può, promettendo loro un piccolo rifugio al mulino Chandler e l'occasione di una rivincita, dopodichè segue Kraintz verso la misteriosa Bocca di Baash, un monumentale arco di pietra in totale rovina. Kraintz tuttavia sembra soddisfatta e guarda le pietre logorate con commozione e soddisfazione. "Non siamo giunti tardi. Mira la Bocca di Baash!" dice solenne ad Adrian, che tenta di simulare una cerca ammirazione.

Thomàs intanto va in cerca di Geov, che manca all'appello da inizio seduta. Tornando sui suoi passi si insospettisce notando la grande tenda del capo hobgoblin. Vuoi vedere che quel furbacchione...

Thomàs entra nella tenda e vede subito diversi forzieri aperti, poi nota il lusso, spropositato per un hobgoblin, dell'arredamento: letto a baldacchino, cuscini, profumi, tappeti.

"Geov? Che ci fai qui?" il tono è leggermente accusatorio.

"Dai aiutami, che è pieno di roba da arraffare!" risponde il compagno.

"Chiamiamo gli altri almeno"

"Uh? ... Si si, fai fai" dice Geov, impegnato a contare monete e leggere fogli e documenti da una scrivania.

Thomàs fuori trova Adrian: ha portato Afia e gli altri nel campo, vicino ai fuochi, per scaldarsi e recuperare le armi degli hobgoblin caduti.

"Vieni dentro che c'è il tesoro. Dov è Khursos?"

"Non lo so, credevo fosse con voi. Mi sono allontanato un attimo con la minotaura"

"Anche io me ne sono andato, volevo trovare Geov"

Ed ecco che una freccia si pianta vicino al piede di Adrian. I riflessi allenati di Thomàs identificano subito la figura ingombrante di Khursos che cerca di acquattarsi sul tetto di un edificio. Il tiro, giudica il ranger, era mirato a ferire e ha mancato il bersaglio solo per un errore di mira.

"Sai che quello inizia a preoccuparmi? Non è a posto"

"Sì, da quando Geov ha trovato simpatia con la ranger prosperosa è cambiato"

"E' nervoso, vero?"

I due si avvicinano.

"Khursos? Ma che fai? Dai, vieni giù!" Cercano di dire con voce tranquillizzante.

Il condottiero, scoperto, si alza in piedi e si butta dal tetto, cadendo rovinosamente al suolo dopo quattro metri di volo. Qui, riverso a terra dolorante, ride in modo incomprensibile, la faccia nella polvere.

"Dai su, non fare così, rialzati" dicono i due compagni con fare accomodante, aiutandolo a rialzarsi.

"Voi ve ne andate sempre per i fatti vostri e mi lasciate solo" si lamenta lui una volta in piedi.

"Sì, sì" ripete Thomàs dandogli piccole pacche di incoraggiamento sulla schiena.

"Andrà tutto bene" tenta Adrian.

Raggiunta la tenda, il gruppo provvede alla spartizione del tesoro. Vengono trovate alcune buone armature e una formidabile spada corta, subito litigata e contesa tra i due ranger.

"Tu non te ne fai niente! Usi l'arco!" dice Geov.

"Uso l'arco perchè non ho una spada!" ribatte Thomàs.

Ma ecco che, da fuori, si odono sinistri rumori. La gente inizia ad urlare e a fuggire. I nostri si guardano con fare interrogativo. Le liti cessano. Thomàs si avvicina all'ingresso della tenda e butta un'occhiata fuori: un drow a cavallo, un grosso essere insettoide con un grande tridente e un energumeno di grimlock hanno fatto la loro apparizione ai margini del campo e avanzano con passo lento e studiato, gustandosi il terrore degli insignificanti umani.

"Oh cazzo!" bisbiglia Thomàs.

"Venite fuori!" intima il drow, fermandosi. Sotto i suoi occhi ci sono i cadaveri di decine di hobgoblin e un gruppo di umani schiavi che, a rigor di logica, dovrebbero essere incatenati ai pali.

"So che siete qui! Venite fuori!" dice ancora, rivolgendosi alla tenda.

Thomàs prende il coraggio a due mani ed esce.

"Eccoci qui!" dice.

"Siete voi gli artefici di tutto ciò?" chiede il drow.

"Sì, e con noi c'è un guerriero formidabile che sterminerà te e tutta la tua razza! Il suo nome è Geov!"

Frattando Khursos, desideroso fin dall'inizio di uccidere il drow (e ancora soggetto ad un'inquietante mania di persecuzione con conseguente perdita di interesse verso la sua fisicità), è già partito. Accompagnato da Kraintz esce fuori dalla tenda mentre Thomàs pronuncia la sua frase, ma le orecchie del draconide non ascoltano la voce del compagno.

"Sei tu questo Geov di cui si parla?" gli chiede il drow con una involontaria quanto crudele ironia. Khursos si ferma, leggermente spiazzato dalla domanda.

"Sì?" risponde.

"Bene. E allora muori!"

martedì 15 settembre 2009

Male #29: Battaglia alla Bocca di Baash

L'attesa fuori dal pozzo si carica di tensione. Khursos prova a chiamare i compagni, ma dal buio del buco non ottiene risposta. Torna quindi da Adrian e Afia, ancora in attesa sulle scale.

"Che si fa? non tornano"

"E' tardi! E' tardi!" ricorda Afia.

"Sapranno cavarsela benissimo, sono usciti da situazioni peggiori. La nostra missione è salvare la gente di Afia" dice Adrian, ormai bambola nelle mani della ragazza.

"Sì, ma senza di loro ce la facciamo a far fuori gli hobgoblin?" cerca di essere logico Khursos.

"Mmm, forse hai ragione. Andiamo a recuperarli"

E così dicendo si calano nel pozzo. Proprio quando sono ormai sul fondo, Adrian sente dei passi: qualcuno sta scendendo le scale che Geov voleva tanto ardentemente salire... ora dei passi muovono rapidamente verso la stanza dove era imprigionata Afia, ora un grido inarticolato tradisce stupore e rabbia. E si odono anche altri rumori, come di zampette sulla pietra.

Afia è diventata bianca come una morta.

"E' lui! Sentite questo rumore? E' LUI!"

"Lui chi?" chiede Khursos, ormai stanco della petulanza della giovane maga.

"Il demone! Andiamo, andiamo!" e spinge Khursos lungo il pertugio.

Qui i tre scendono una scaletta e si incamminano lungo un'oscuro corridoio, finchè, in fondo, notano che una massa di grosse creature pelose ostruiscono la via. Sembra ci sia una stanza, e le creature sono rivolte verso il centro. Sono grossi umanoidi, alti e massicci, ...

"Minotauri" dice Adrian.

"Già, però sono albini" osserva Khursos.

Ma, soprattutto, sono tanti. Dalla loro posizione non possono valutare, ma devono essercene diverse decine nella stanza.

"Carichiamo?" chiede Adrian.

"Ma che sei matto? Aspetta, vado a dare un'occhiata in incognito"

Alcuni minotauri muggiscono sottovoce, mentre di tanto in tanto due voci si odono distintamente. Una è profonda e mugghiosa, da bue, l'altra è accorata e nota: è la voce di Geov, lanciato in una delle sue orazioni più sentite.

Ma ecco che la spada di Khursos sbatte e striscia rumorosamente sulla parete di pietra. Il draconide lancia un'imprecazione e, girandosi, sbatte anche con l'armatura, emettendo una festa di tintinii.

I minotauri sull'imboccatura lo sentono, si voltano, lo vedono e fuggono verso i lati dell'apertura, ammassandosi e lasciando la visuale libera sul centro della stanza, dove uno stupito Thomàs osserva la scena.

Poi Thomàs sente lo sferragliare e capisce.

"Ciao Khursos!" dice, sciogliendo la tensione ma spaventando a morte i minotauri che, come bestie terrorizzate, si comprimono ancora di più contro le pareti.

Adrian, Khursos e Afia fanno il loro ingresso e vedono la bizzarra scena di Geov che strattona per un braccio un possente minotauro mentre sembra che cerchi di convincerlo di qualcosa.

"Hanno paura di noi" spiega Thomàs. "La prima cosa che ci hanno chiesto è se siamo i loro nuovi padroni"

"E voi gli avete detto di sì?"

"No, Geov sta tentando di convincerli che non devono avere padroni"

"!"

I discorsi di Geov procedono oltre il tempo massimo consentito dalla fretta della missione e della situazione, ma senza risultati: i possenti ma timidi minotauri albini sembrano ancora più spaventati dalle audaci parole del ranger.

"Ehm, non per dire, ma di sopra ci sono il drow con il demone e qualcun altro" ricorda Khursos.

"E abbiamo lasciato la corda in bella vista attaccata alla parete e calata nel pozzo" riflette Adrian.

"Ed è tardi!" Afia.

"Un momento! E fatela stare zitta!" sbotta Geov, poi, rivolto a Ratz, colui che sembra essere la guida della mandria, spende le più ispirate parole che la sua bellicosa istruzione riesce a mettere insieme, col risultato di vedere un drappo di vergogna e umiliazione calare sulla grossa testa bovina di Ratz, che indietreggia a testa china. Ma dalla folla di minotauri ne esce uno, ritto e forte, e si avvicina a Geov, e per la prima volta il ranger vede l'Occhio del Toro anzichè quello del Bue.

"Da tempo attendevo di udire queste parole" dice il minotauro, che ad esame più attento si dimostra essere una minotaura: Kraintz, figlia di Ratz.

"Vi porterò alla Bocca di Baash, che gli hobgoblin hanno recentemente contaminato con la loro intollerabile presenza. Forse, se li sconfiggeremo, la mia gente si ridesterà"

Nessuno chiede cosa sia la Bocca di Baash (tranne Adrian che, in qualche cassettino della sua memoria, ricorda di tale Baash figlio di Baphomet, il mitologico dio bestia adorato dai minotauri antichi) e, mentre Khursos si chiede perchè ogni esemplare femmina finisca con l'andare da Geov, si incamminano lungo il dedalo di tunnel sotterranei che corrono, apparentemente, sotto l'intera città, e su più livelli.

"Toglimi una curiosità, ma avete costruito tutto voi qui?"

"Sì certo, per i nostri padroni"

"Certo..., ma quanti siete quaggiù?" chiede Geov.

"747" risponde pronta Kraintz.

"?!?" Geov guarda gli altri, la gola improvvisamente secca e la fantasia già in volo. "747?"

"I lavoratori. 1432 capi contando tutti. Ecco, ci siamo." Li ha portati in una sala con alcune mangiatoie. In una di queste, anzichè muschi, licheni e funghi sotterranei, c'è un liquido trasparente. Kraintz prende un mestolo e inizia a mescolare con grande cura e fare cerimonioso, tanto da provocare la reazione irritata di Afia, che ricorda essere tardi.

"Posso berlo?" chiede Geov.

"Non so che effetto fa a quelli della tua razza" dice semplicemente Kraintz. Geov beve. Sente i peli rizzarsi in tutto il corpo ed è invaso da una improvvisa sensazione di forza, che tuttavia svanisce dopo poco.

"Wow!" esclama.

"Bevo anche io!" dice Khursos, ma come ingerisce il liquido, che è freddo e leggermente amaro, viene preso da forti dolori addominali. Tenta anche Thomàs e la pozione reagisce in lui come in Geov.

Kraintz ne beve una generosa sorsata, senza effetti apparenti. Geov ne riempie alcune ampolle e si procede.

Finalmente Kraintz solleva una botola sul soffitto e fa salire il gruppo, che si ritrova all'interno di una grande costruzione. L'aria fredda della notte li avverte che sono finalmente usciti all'aperto.

"Questo è uno dei magazzini. Siamo vicini alla Bocca di Baash"

E infatti i Nostri possono già udire gli schiamazzi degli hobgoblin. Sbirciando fuori vedono due falò, diverse tende e una quindicina di creature. Nessuna gabbia e nessun prigioniero. Una grossa statua però, raffigurante un imponente minotauro alla carica, blocca buona parte della visuale.

Thomàs sguscia sul tetto di un edificio in rovina, mentre Khursos guida una improbabile azione di avvicinamento furtivo. Qui Adrian riesce a fare più rumore dell'intera banda di hobgoblin e il tentativo viene smascherato sul nascere. Parte la pugna.

Geov si lancia in avanti e ne abbatte subito due. Thomàs scaglia una freccia magica che esplode in un lampo di fuoco, lasciando sul campo tre hobgoblin e ferendone uno più grosso. Kraintz parte in carica e ne incorna uno, scaraventandoselo alle spalle, morto. Afia intona una litania e altri due hobgoblin si afflosciano a terra. Perfino Adrian ne incenerisce uno.

La reazione degli hobgoblin è tuttavia tardiva e c'è ancora il tempo per colpire e fare mattanza. Tuttavia, dall'accampamento, ne giungono a ondate. Geov vede arrivarsi addosso una dozzina di creature. Superato l'iniziale sbigottimento, parte alla carica col suo urlo di battaglia.

Il Gruppo avanza e finisce gli avversari della prima linea.

"Dov'è Geov?" urla Adrian, e poi lo vede. Da solo, avanti, circondato dai nemici.

Qui le lame del ranger trovano la carne nemica, ma appena gli hobgoblin riescono e serrare i ranghi scopre che diventa molto più difficile colpirli. Come un blocco unico di scudi, la falange di hobgoblin spinge su Geov e lo colpisce duramente.

Arriva però Kraintz ad attirarne un po' su di sè, mentre Thomàs ha il suo da fare per trovare una linea di visuale libera per tirare con l'arco.

Quando giungono anche Khursos e Adrian la situazione inizia a sbrogliarsi e Geov riesce nuovamente a superare la maglia di difese degli hobgoblin, che prende a sfilacciarsi man mano che gli umanoidi crollano a terra.

Ma ecco giungere una terza ondata di creature. Questa volta sono sette, tre dei quali sembrano essere dei veri campioni.

La battaglia si accende e si fa sempre più cruenta. Khursos si premura di curare Kraintz, che uccide ma viene anche colpita spesso, mentre Adrian offre le sue cure a Geov, che ingaggia il duello contro i tre campioni.

Uno ad uno i nemici cadono, nonostante alcune disavventure e colpi di sfortuna, come quando Adrian lancia la sua fiamma sacra ottenendo come unico risultato di iniziare a brillare, circondato da un'aura luminosa, o quando Geov scivola, si fa male all'anca e sbatte la testa, divenendo lento e rintronato.

Il mazzafrusto e le lance dei tre campioni intanto colpiscono Geov, ma la furia del Gruppo è presto su di loro e i due armati di lancia cadono.

L'ultimo, quello con il mazzafrusto, promette la morte ai suoi avversari ma, poco dopo, è pronto ad arrendersi.

"Posso pagarvi! Fermi!"

"Col cazzo!" sbraita Geov, che solleva l'arma. "No!" grida Thomàs, che lo afferra.

"Muori feccia!" dice anche Khursos. "No!" Adrian imita Thomàs, ma non ha forza sufficiente per bloccare il compagno, che tuttavia sbaglia il colpo.

Vista fallire la carta della diplomazia, l'hobgoblin (che dice di essere Jakush, capo dei Predoni Sanguinari) tenta la fuga, ma il suo è il gesto disperato di un condannato a morte. Verrà raggiunto meno di un minuto dopo dalle frecce di Thomàs.

E Afia?

"L'ho vista partire in quella direzione poco fa" dice Adrian, indicando un punto nel quale si intravedono dei pali piantati a terra.

E, subito dopo, l'urlo della ragazza li raggiunge.

mercoledì 2 settembre 2009

...

...

martedì 1 settembre 2009

Male #28: Il Pozzo

Thomàs perlustra la grande sala del tempio e trova una larga apertura che porta a scale che scendono. Il gruppo intraprende la discesa per giungere poco dopo ad un incrocio a T: sia destra che a sinistra altre scale scendono sempre più nell'oscurità. Si sceglie la via a destra.

Il largo corridoio a cui mena la scalinata presenta quattro aperture, due per lato, più una pesante porta al suo termine. Geov sbircia nelle quattro aperture: dovevano essere porte un tempo. Danno su quattro stanze, simili tra loro, prive di mobilio fatta eccezione per grossi blocchi di pietra dal non chiaro scopo.

Frattanto Thomàs sente dei grugniti da dietro la porta alla fine del corridoio. Il solito piano viene messo in atto: Adrian a bussare, Geov davanti e di dietro tutti quanti, nascosti dentro le stanze laterali.

Mentre i compagni si appostano, Adrian sente una voce femminile dentro la stanza: sembra imbavagliata e lamentosa.

Adrian bussa, e in risposta arriva il grugnito standard. Adrian interpreta come un "chi è?" e risponde educatamente "sono Adrian".

La porta viene aperta e un poco socievole grimlock solleva la sua ascia verso il chierico che, lesto, si volta e inizia a scappare lungo il corridoio. Il grimlock avverte lo spostamento d'aria e mena con la sua ascia, ma il suo colpo è maldestro e va a schiantarsi sul pavimento. Ma altri tre grimlock lo superano e si lanciano all'inseguimento.

Geov, dal suo nascondiglio, ne vede passare uno e cerca di colpirlo, ma lo manca. Quindi prende di mira il secondo, che muore sul colpo senza sapere cosa l'ha colpito, mentre il terzo viene mancato e si ferma a fronteggiare il ranger.

Khursos, che considera vinto il combattimento nel corridoio, si fionda nella stanza a liberare la pulzella, ma scopre che dentro ci sono altri quattro grimlock. Il draconide si ritira in fondo alla stanza e sputa il suo veleno, senza successo.

I quattro grimlock avanzano e vanno a colpire duramente il condottiero. Frattanto Geov e gli altri terminano il lavoro nel corridoio e giungono a liberare la ragazza, che mostra grande, e forse mal riposta, riconoscenza.

Khursos vede Geov slegare la ragazza e cade preda di una crisi di gelosia: si becca altri due dolorosi colpi e tenta di sgusciare via dal nemico per raggiungere il ranger. Sfortunatamente Adrian, annoiato, decide proprio in quel momento di fare la sua prima mossa di attacco. Il suo incantesimo però, forse per la poca convinzione, riesce un po' storto e va a colpire Khursos. Il draconide è nero di rabbia e abbandona il suo avversario (che gli rifila un colpo d'ascia alle spalle) e, sanguinante e dolorante, corre verso Adrian, gli da un pugno, devia verso Geov e lo spinge via dalla ragazza che, impaurita dall'irruenza e dall'aspetto del draconide, urla di terrore (qualcuno poi finirà il povero grimlock rimasto solo).

La ragazza, una volta liberata e ripresasi dallo shock, rivela di essere Afia figlia di Yucho.

"Avete già liberato mio padre Yucho, vero?" chiede speranzosa.

"Chi?"

"Ma come, non avete sconfitto gli hobgoblin?"

"Ehm, no, signorina... li abbiamo accuratamente evitati passando larghi ed entrando da sud"

"Ma che aspettate allora!? Su, andiamo, la mia gente è prigioniera, verranno portati via! Presto! Presto!"

"Signorina Fia, si calmi!" tentano con le buone Thomàs e Adrian, ma Afia non si calma.

"Insomma donna, silenzio!" interviene Geov, "Siamo qui per una missione, cioè sconfiggere il drow, ed è quello che faremo!"

"Nooo!!!!" la ragazza crolla in un pianto disperato. "No! Lui vi ucciderà! Liberate prima i miei compagni! Siamo stati catturati con la presa di Rivarossa, due giorni fa, e portati qui dagli orchi che ci hanno consegnati agli hobgoblin! Ci venderanno come schiavi lontano da qui! Io sono stata portata qui perchè hanno visto che sapevo usare la magia. Credo che il drow voglia vedermi! Con lui c'è un demone! Morirete se lo affronterete ora!"

"Macchè morire!"

"Se dovessimo morire ogni volta che una donna ce lo dice, ciao!" sbotta un altezzoso Geov.

"Ma siete feriti e stanchi!" li implora lei.

"Macchè feriti! Macchè stanchi!"

"Beh, un po' stanchi lo siamo... io non ho più cure" ammette Adrian.

"Ho visto le frecce rimbalzare sulla sua corazza! ..."

"Ohi però..." dice Thomàs.

"... le spade non scalfirlo neppure!"

"Yikes!..." dice Khursos.

"Dannazione! Io me ne vado!" sbotta Geov, e scompare su per le scale.

Dopo un po' ritorna e trova Khursos e Adrian convinti a tornare indietro e liberare gli uomini di Rivarossa, se ancora lì.

"E' quello che vorrebbe Dren" dice Khursos.

"Non possiamo lasciare al loro destino quella gente, siamo qui per liberare i popoli della valle" dice Adrian.

"Siamo qui per uccidere il drow!" sostiene invece Geov.

La decisione è difficile. Thomàs non sa bene da che parte stare, ed è l'emblema del Gruppo.

"Ci sono scale che scendono di là. Ho dato un'occhiata... siamo ad un passo dal drow! Non possiamo andarcene ora!" insiste Geov.

"Siete ad un passo dalla morte!" dice invece Afia.

"Cosa c'è di là?" chiede infine Khursos.

"Niente... le scale che portano giù"

"E basta? Solo scale?"

"Si,... e tre stanze, ma non c'è niente"

"Niente?"

"Ma sì... polvere, qualche coccio e un pozzo"

"Un pozzo?" chiede Khursos.

"Sì, un pozzo. E allora?"

"E non potevi dirlo prima? Andiamo!"

"Ma come? I popoli della valle, tutte ste menate, e poi ti decidi perchè ti dico che c'è un pozzo?" chiede un esterefatto Geov. Ma il condottiero è già avanti e sguinzaglia Thomàs alla ricerca di tracce. Nelle stanze vuote, che sembrano essere state librerie, Thomàs trova tracce di zoccoli fessi: ordinate, metodiche, leggere... girano attorno al perimetro della stanza.

"Non c'è niente, eh?" dice sarcastico il draconide. Geov fa spallucce e, dall'imboccatura delle scale, attende paziente.

Ma non è ancora finita. Nella stanza del pozzo Thomàs trova una finta pietra. La preme e una serratura scatta. La finta pietra è il coperchio di una scatola incastonata nella parete. Dentro, una leva.

"Niente, eh?"

Thomàs tira la leva. Dal fondo del pozzo, asciutto, si ode qualcosa strisciare e un meccanismo scattare.

A quel punto, prima che Khursos lo sbeffeggi ancora, Geov si offre volontario per calarsi con una corda e vedere. In fondo al pozzo non c'è nulla. Geov cerca e le ricerche, dopo qualche tentativo, sono fruttuose: un altra porta segreta e, al di là, una scaletta di metallo che scende.

Thomàs scende a sua volta a controllare.

"Bene, ne prendiamo atto. Torniamo su adesso" dice al compagno.

"Ma come? Diamo un'occhiata almeno, no?" lo tenta Geov.

"Mmmm... va bene..."

"Scendiamo un attimo a dare un'occhiata!" avvertono, e si calano giù per la scaletta.

I compagni, di sopra, attenderanno senza vederli più risalire.

martedì 25 agosto 2009

Male #27: Geov l'Impalatore

Scende la sera nel rifugio dei ribelli. Dopo una giornata di duro lavoro tra i malati e i feriti è tempo di una seconda riunione con Dren. Il comandante dei ranger chiede ai Nostri se hanno intenzione di mantenere la linea scelta quella mattina, ovvero recarsi alla Guglia Tonante e far luce sull'assembramento degli orchi e sul misterioso Generale drow.

La risposta è affermativa. Non solo, accompagneranno anche Tesla, la ranger offertasi volontaria, all'avamposto, in modo da costituire un cordone tra Altarupe e i ribelli.

Così deciso, è tempo di far passare la nottata come solo un gruppo di giovani ranger braccati, feriti e affamati sanno fare: divertendosi di brutto. Partono allegre canzoni accompagnate da un flauto, qualcuno danza e si odono addirittura canzoni appena composte sul valore di Tei Thomàs e sulla forza di Tei Geov, le cui gesta nel bosco contro gli hobgoblin sono già diventate leggenda.

Quando poi Adrian, per partecipare alla festa, crea il cibo dalla sua borsa magica, l'entusiasmo arriva alle stelle e i Nostri vengono acclamati come i Salvatori.

Ma la notte dura ben poco, e la fredda mattina porta con sè la partenza.

Tesla ha raggruppato sette ranger e una quindicina di popolani da portare all'avamposto. Con lei viene anche un ragazzino, Iarwin, dimostratosi molto interessato ed affascinato dall'operato di Adrian con i feriti e dalle storie su Pelor. Tesla appare in un primo momento contraria, ma infine accetta.

Il viaggio è tranquillo e in poco più di mezza giornata il convoglio raggiunge l'avamposto. Qui Khursos si accerta che tutto sia a posto e parla con gli uomini, sgridandoli per una leggerezza: la sera prima uno di loro è uscito da solo e, notando qualcosa vicino ad un gruppo di alberi, ha scagliato una freccia, già pronto a festeggiare con i compagni e un buon arrosto di cinghiale. Ma il bersaglio è stato agile e si è allontanato in fretta, troppo in fretta per un cinghiale.

Spaventato, il soldato a quel punto è tornato all'accampamento. Thomàs va a vedere sul luogo e trova la freccia conficcata nel terreno. Lì vicino le tracce ancora fresche di qualcosa di pesante, e orme come quelle di un grosso topo.

Tornato al villaggio, il ranger riferisce quanto scoperto. La paura per il ritorno dei mannari serpeggia tra i soldati, ma ci pensa Tesla a farli reagire:

"Se torneranno, avranno modo di saggiare la mira dei miei ranger"

"Ben detto" dice Geov, finalmente felice di udire parole virili, anche se dette da una donna. Tesla sembra accettare più che volentieri il complimento.

Quella sera all'accampamento è festa. I nuovi coloni hanno preso possesso delle abitazioni e dei piccoli orti, i soldati e i ranger iniziano a fare amicizia, e qualcuno tira fuori il flauto. Musica. Khursos, per fare morale alla truppa, si esibisce in qualche goffa ma affascinante danza draconide. Battiti di mani. Anche un po' di birra. Adrian e Thomàs si sfidano ad una gara di mira, uno con la balestra, l'altro con l'arco. Girano scommesse a base di strisce di carne essiccata e frutti.

Poco distante, appena fuori dal frastuono delle voci e dalla luce del falò, Geov si gode la scena e il fresco della sera. Ma sente qualcuno muoversi furtivo alle sue spalle. Girandosi di scatto, sorprende Tesla. Non indossa più il rigido corpetto di cuoio.

"Non è facile sorprendere un ranger, vedo" dice lei, ammiccante. I due scambiano qualche parola, lui mantenendo una distanza imbarazzata, lei affondando con complimenti al limite dell'adulazione. Alla fine, quando Geov intuisce dove vuole arrivare, si frappone fra loro un molesto Khursos.

"Dai, venite a ballare!"

"No, guarda, grazie, ma adesso noi..."

"Dai!!!"

"Io e il tuo compagno Geov andremo a fare un giro di guardia attorno al villaggio. Continuate pure la vostra festa" dice Tesla al draconide.

"Vengo anche io allora" si propone Khursos.

"Ehm, Tesla, vuoi aspettare un attimo? Scambio due parole con il mio compagno" dice Geov, portando il draconide un po' in disparte. "Ma che cazzo fai?!?!!! Levati dalle palle!".

"Lei dovrebbe venire con me! Ho molto più carisma di te!" attacca Khursos, che fin da subito aveva messo gli occhi sulla ranger.

"Ma tu sei verde e a squame! Cerca di capirlo!"

"E a te manca mezzo naso!"

Ma alla fine Geov l'ha vinta e Khursos accetta di tornarsene nella festa, dove, in preda forse ad una crisi di gelosia comprendente salivazione azzerata, manie di persecuzione e miraggi, propone la propria testa come poggia-mela per la gara di tiro tra Adrian e Thomàs.

Qualcuno tra i soldati, qualche ora dopo, dirà di aver visto il comandante Geov e la ranger entrare nella torre diroccata...

Il mattino dopo il Gruppo, con un Geov stranamente in ritardo, è pronto per partire alla volta della Guglia Tonante. La partenza, come la volta precedente, è accompagnata dalle ovazioni di chi rimane.

Il viaggio fino alle rovine dell'antica città dei minorauri è rapido e sereno. Una volta abbandonata la strada, i ranger trovano molte tracce di hobgoblin, orchi e perfino di carri. Sembra che il traffico provenga da sud e si diriga proprio alle rovine. Vedono inoltre i fumi sottili di almeno tre fuochi da campo, a circa un kilometro di distanza, nel cerchio esterno delle rovine. Secondo il racconto di Jani, quello dovrebbe essere l'accampamento degli hobgoblin.

Attendono la notte tra qualche albero, notando durante il giorno gli spostamenti di piccoli gruppi di umanoidi nei pressi del luogo identificato come l'accampamento hobgoblin, ma nulla più. Nessun carro.

Passata la mezzanotte, decidono di entrare in azione. Evitando gli hobgoblin, girano attorno alla grande città in rovina e vi entrano da sud. I grandi edifici in pietra giacciono distrutti e qua e là antiche statue di minotauri in fiere pose guerresche parlano ancora della gloria di un impero ormai scomparso.

I Nostri arrivano alla cinta interna delle mura e la superano senza notare anima viva. Tutto è silenzio. Giungono ad una piazza, sulla quale si affaccia la scalinata in pietra di quello che sembra un grande tempio dei tempi antichi. Tutto combacia con il racconto di Jani: qui è dove dovevano esserci gli orchi. Solo che ora non c'è nessuno. Thomàs trova molti oggetti a terra: elmi rotti, resti di cibo, stivali degli orchi consumati e inutilizzabili.

Geov tende l'orecchio, si guarda attorno, ma c'è solo il silenzio. Dubbioso, indica comunque l'apertura buia del tempio, in cima alla scalinata. Ivi giunti, Khursos sbircia dentro, ma non vede nulla a parte grandi colonne di pietra. Geov ha sempre più l'impressione di trovarsi all'interno di una tomba. Una sensazione poco piacevole.

Il Gruppo è nervoso e discute sul da farsi. Alla fine, non troppo convinti, decidono di entrare nel tempio e fare un po' di luce.

Ma quando la torcia viene accesa, dal fondo della grande sala di pietra echeggia l'urlo stridulo di una creatura. Qualcosa inizia a correre nel buio verso i Nostri, le urla si moltiplicano, le figure nel buio diventano due, quattro e infine sei.

E poi li vedono. Sei grimlock, grossi umanoidi privi di occhi, dalla pelle grigiastra e dai folti capelli scuri, ispidi. Brutali combattenti, assassini, mangiatori di carne umana, creature del sottosuolo. Esseri spesso usati dagli abitanti più intelligenti di quelle oscure regioni come guardiani.

La corsa delle creature si arresta contro il muro d'acciaio eretto da Khursos e Geov, mentre dalle retrovie Thomàs e Adrian sparano frecce e fiamme.

Alcuni grimlock cadono, ma quasi tutti colpiscono ogni volta, e le loro asce bipenni fanno molto male. Uno di loro, più grosso, raggiunge Geov con colpi micidiali. Geov ne uccide subito due poi si occupa di lui. Adrian è costretto a mettere fondo alle sue cure e rinunciare a qualche attacco per sostenere il ranger in difficoltà. Ogni volta che l'ascia ferisce seriamente Geov, il grimlock sembra aumentare la sua carica brutale.

Ma anche Geov riesce a fare male. Con un paio di colpi ben assestati porta la creatura a sanguinare. Nel frattempo anche Khursos si libera dei suoi assalitori e giunge a dare man forte al compagno. Ma il grimlock appare estremamente agile oltre che potente. Le frecce di Thomàs e le fiammate di Adrian faticano a trovare il varco giusto nella guardia nemica, e Khursos, a seguito di una manovra maldestra, finise con l'amputarsi una falange dalla mano destra, riducendo il suo contributo alla battaglia.

Frattanto Geov continua a ricevere colpi micidiali, ma la fine è vicina. Un ennesimo paio di attacchi devastanti del ranger costringono il grosso grimlock ad abbandonarsi sulla sua lama e scivolare a terra con un rantolo.

venerdì 21 agosto 2009

Male #26: Il covo dei ribelli

Superata la brutta nottata, i Nostri organizzano come possono il campo base. Dopo una perizia tecnica del fabbro e del carpentiere al mulino, Geov da ordine che questo venga sistemato per divenire operativo e fornire anche una prima fortezza al piccolo gruppo. I cinque soldati superstiti si danno da fare e, accompagnati dai ranger, iniziano a tagliare legna dai vicini boschetti.

I lavori procedono per un paio di giorni sotto la supervisione del gruppo, ma il tempo stringe e per i Nostri si avvicina l'ora della partenza. Dopo alcune discussioni, si stabilisce di andare verso est alla ricerca dei ribelli dentro Bosco Ammantato, come da programma.

Khursos e Geov danno le ultime disposizioni ai cinque soldati per la difesa dell'avamposto. C'è la paura che i mannari fuggiti ritornino, non solo per riprendersi il villaggio, ma anche per via dei quattro bambini morfici rimasti. Thomàs va perfino in mezzo alla brughiera a urlare che vengano a riprenderseli e non sarà fatto loro nulla. Ma, per quanto sostenga di aver inviato un messaggio, la sua è voce di uno che grida nel deserto.

All'alba del terzo giorno il gruppo parte. Poche ore dopo è all'interno del bosco, dove i ranger trovano un hobgoblin impalato ad un albero con la sua lancia. Una rapida perlustrazione alla zona ed ecco che le orecchie vigili di Thomàs e Geov sentono qualcuno muoversi tra la vegetazione.

Di soppiatto, si avvicinano alla fonte del rumore e scorgono così quattro hobgoblin ben equipaggiati e molto silenziosi, in atteggiamento di ricerca. Cosa cercano? Non si sa, ma i due ranger tentano di avvisare gli altri due mediante il verso della civetta moribonda.

Khuros e Adrian, rimasti a parlottare al loro posto, odono il richiamo e lo interpretano come meglio possono: Adrian si tuffa in un cespuglio e Khursos tenta inutilmente di nascondere la sua mole dietro qualche esile alberello. Geov e Thomàs, nel frattempo, si accorgono che i rumori degli hobgoblin sono cessati e che gli stessi hobgoblin si sono nascosti tra gli alberi, probabilmente sparpagliandosi, denotando ottime capacità organizzative e di guerriglia.

Passa pochissimo che una freccia raggiunge Khursos in pieno petto, mentre altre piovono attorno ai due compagni, conficcandosi nel terreno.

I due ranger odono l'urlo del compagno ferito e capiscono che è ora di intervenire.

Gli hobgoblin godono del riparo e hanno buona mira ma, nel giro di poco, grazie all'istinto di Thomàs che funge da guida anche per gli altri, sono costretti a venire allo scoperto. Si accende una rapida battaglia tra gli alberi che esalta un Geov tirato a lucido e pronto a dare spettacolo con colpi di una potenza inaudita, ed è un bene, perchè le frecce del nemico sono micidiali e costringono Khursos alle cure di Adrian.

Terminato lo scontro c'è il tempo per notare ancora una volta il buono stato dell'equipaggiamento degli hobgoblin, prima che una voce dagli alberi si complimenti con i quattro compagni. E' la voce di un ragazzino. Agile, scende giù e si presenta: è uno dei ribelli, ed era sulle tracce degli hobgoblin.

"E' già la terza pattuglia che sgominiamo. Stanno venendo a cercarci, cercano il nostro nascondiglio" dice.

Poi, una volta capito di avere davanti a sè Tei Thomàs e i suoi compagni, di cui Jani figlio di Dren ha più volte parlato dopo il loro incontro a Tronco d'Inverno, si affretta ad accompagnarli al covo.

All'interno del bosco, nascosto a regola d'arte tra la vegetazione, c'è l'ingresso di una caverna. All'interno della caverna ci sono vari locali, tutti stipati di profughi e ribelli. Donne, vecchi e bambini, molti malati, diversi feriti, e squadre di giovani ranger. A capo di tutto questo c'è Dren, aiutato dal figlio Jani e dai consigli dell'anziano Arion.

Dren saluta calorosamente i Nostri e spiega loro la situazione: dei tre villaggi del lago Nen, solo Umosa, quello più occidentale, resta ancora in piedi. Nenlast e Rivarossa sono già caduti nelle mani del nemico, che conta tra le sue fila orde di goblinoidi. Il rifugio in cui sono ora è relativamente sicuro, ma inizia a scarseggiare il cibo e inoltre molti si ammalano per via di ferite e infezioni non curate. Zimmerman è a Umosa al momento, a mantenere il villaggio in vista di possibili attacchi, e anche i ranger del covo si vorrebbero unire a lui per iniziare a riprendersi Rivarossa, ma proprio due giorni fa Jani ha fatto una brutta scoperta.

Seguendo le tracce degli hobgoblin è giunto fino alla Guglia Tonante, un insieme di antiche rovine poco a sud del bosco. Qui ha trovato la banda degli hobgoblin, ma spingendosi di nascosto all'interno delle rovine, che si dice siano i resti di una antica città di minotauri, ha visto una piazza colma di orchi. Dall'alto della gradinata di un tempio c'era un individuo che parlava, ascoltato dagli orchi. La descrizione di Jani fa pensare che fosse un drow. Anche questo con la fascia bianca al braccio.

Arion, discreto conoscitore della cultura drow, conferma che la fascia bianca simboleggia l'esilio, la più crudele delle condanne per un drow. Specifica inoltre che l'esilio è applicato solo ai maschi, in quanto le femmine, figure più importanti nella società drow, vengono più dignitosamente uccise.

Inoltre l'esilio, per la sua caratteristica di isolamento, viene solitamente assegnato a singoli individui o a piccolissimi gruppi. Questo farebbe pensare di trovarsi di fronte ad un ristretto gruppo di drow, piuttosto che ad una vera armata di conquista dal sottosuolo. E, se così fosse e se la Regina fosse a capo dei drow, chi sarebbe? Che una femmina drow partecipi volontariamente ad un esilio o che si unisca ad un gruppo di reietti è da escludere. Che un maschio drow si faccia chiamare La Regina... beh, sarebbe quantomeno molto strano (ma non impossibile, vista la piega della Campagna, N.d.DM).

Dren dice che la scoperta, per quanto importante, è funesta. Avendo una tale minaccia a sud, come possono muovere a nord verso Umosa e i loro compagni? E, anche restandosene buoni buoni nel covo, prima o poi moriranno di fame e malattie.

E qui entrano in scena i nostri. Adrian fa un giro di ispezione ai malati e, con l'aiuto di Geov, offre le prime cure ai più bisognosi. Khursos e Thomàs spiegano a Dren che Altarupe è entrata in scena e ha finanziato un nuovo avamposto vicino al bosco. Qui c'è spazio per i ribelli per coltivare terra e produrre cibo. Tesla, una ranger lì presente, si offre di guidare un gruppo di profughi all'avamposto e di iniziare così il cordone di collegamento con i ribelli.

Per quanto riguarda invece la questione di Umosa, Dren non deve preoccuparsi. Potrà raggiungere i suoi compagni senza timori da sud.

Orchi, goblin e drow, per degli Eroi, sono il pane quotidiano.